Sonny Rollins, tuttora vivente, nasce a New York City il 7 settembre 1930 ed è  certamente uno dei più longevi sassofonisti della storia del jazz dal punto di vista artistico. La sua carriera,  che abbraccia un periodo che va dalla nascita del bebop ai giorni nostri, si è sempre svolta ai massimi livelli nel jazz ed egli verrà certamente ricordato come uno dei più grandi sassofonisti del 900. Il suo linguaggio fluido e armonicamente innovativo ed e il suono riconoscibile ed accattivante, hanno influenzato generazioni di artisti. Lo stile di Sonny Rollins pur rientrando nella scia del bebop, ne rappresenta una evoluzione formale nella quale la narrazione solistica raggiunge uno dei suoi apici storici. Sonny Rollins inizia a nove anni con il pianoforte per poi passare al sax contralto negli anni del liceo e, successivamente al tenore. Nel 1948 incide con il vocalist Babs Gonzales, poi Bud Powell e Fats Navarro e con Miles Davis nel 1951. Nelle prime  registrazioni a suo nome seguito dal suo proprie registrazioni si avvale di accompagnatori come Kenny Drew, Kenny Dorham e Thelonious Monk.

MMBST-4001-2Pietre miliari del jazz sono considerate ancora oggi, “Tenor Madness”, del 1956, con Max Roach e Clifford Brown, ed il suo trio “pianoless”con il bassista Wilbur Ware o Donald Bailey e il batterista Elvin Jones o Pete La Roca nel 1957 con il quale registrò le celebri session al Vanguard Village.  Altri album di riferimento Saxophone Colossus (con  Tommy Flanagan), e Way Out West (con Ray Brown e Shelly Manne), e le collaborazioni con il Modern Jazz Quartet, Clark Terry e Sonny Clark. Di questo periodo è la acquisizione del soprannome “Newk” per la sua somiglianza con il giocatore di baseball Don Newcombe.

Tra il 1959 e il 1961, alla ricerca di una maggiore profondità nella sua azione musicale, lascia il mondo della musica ed avvia un percorso spirituale visitando il Giappone e l’India, intraprende lo studio di yoga e Zen. Torna al sax nel 1962 con l’innovativa e per molti versi rivoluzionaria di registrazione di ” The Bridge” con il chitarrista Jim Hall per l’etichetta RCA Victor / Bluebird.

Di questo periodo sono le collaborazioni con Don Cherry e le registrazioni per MGM e Impulse!. Registra inoltre con Coleman Hawkins e lascia la scena di nuovo nel 1968. Nel 1971 è torna alla ribalta con una serie di dischi di successo per l’etichetta Milestone che dimostrano una volontà di allinearsi con la musica contemporanea. Sono gli anni dell “fusion”.
Nel 2006 Rollins ha fondato una sua etichetta discografica, la “Doxy” con cui ha pubblicato il CD “Sonny”. Oggi ottantenne, Sonny Rollins continua a svolgere concerti in tutto il mondo, documentati nei tre volumi della serie “Road Show” usciti anche su Doxy.

21sonn_CA0.600Per riassumere, Sonny Rollins muove da un linguaggio squisitamente Bop verso una splendida maturità espressiva negli anni ’50 nella quale la sua coerenza melodica raggiunge una perfezione formale assoluta. In dischi come “Saxophone Colossus”, gli assoli si svolgono con la naturalezza di una narrazione per bambini eppure ricchi di tutte le sfaccettature più sofisticate. In una seconda fase i suoi brani si arricchiscono di una componente modale. E’ l’Hard Bop.

Dopo il periodo di “The Bridge” abbraccia il free jazz pur mantenendosi nelle strutture armoniche del brano ma spingendone espressività e dissonanze al limite. Poi negli anni settanta suona “Jazz Rock” e continua a calcare le scene ricercando sempre il contatto con i giovani. Da allora Rollins ha continuato a stupire i suoi ascoltatori con performance da maratoneta e ruotando con maestria tutte le esperienze stilistiche elaborate in 70 anni di carriera.

Una discografia completa su All Music Guide

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